La poltroncina, ancora oggi prodotta da Knoll, fu progetta nel 1952.
"Se guardi queste sedie, vedi che sono come sculture fatte principalmente di aria. Lo spazio le attraversa". Eppure sono così robuste a utilizzarle. Così affidabili, resistenti e durevoli. È un magistrale equilibrio tra leggerezza e solidità quello con cui Harry Bertoia ha dato vita alla sua Diamond Chair: una poltroncina costituita da una griglia metallica curvata senza distinzione fra seduta e schienale. Progettata tra il 1951 e il 1952, da allora è uno degli emblemi della storia del design. Un oggetto presente nell'immaginario collettivo e altamente riconoscibile per la forma scultorea e la trama a rete. Senza dubbio l'opera più famosa del suo autore: Harry Arieto Bertoia - 1915/1978 - appunto, artista italiano naturalizzato statunitense noto per la grande poliedricità che lo ha portato a lavorare in diversi ambiti artistici. Scultore, musicista, grafico, designer e incisore, Bertoia era davvero un artista a tutto tondo. Un progettista estremamente eclettico e un innovatore con una grande voglia e capacità di sperimentare, come rivela anche l'uso coraggioso che ha fatto dell'acciaio.
Con la Diamond Chair, Harry Bertoia ha infatti elevato a materiale nobile, artistico ed espressivo quello che fino ad allora era considerato un materiale strettamente industriale. Merito anche del sodalizio stretto con la Knoll Associates e della fiducia che gli venne concessa. Quando il progettista entrò a far parte del team dell'azienda americana, che ancora oggi produce con successo la Diamond Chair, fu infatti libero di sperimentare ed esplorare. Anzi, pare che Florence e Hans Knoll - i coniugi fondatori dell'azienda - gli chiesero di dare priorità proprio a questo aspetto, più che al disegno di oggetti. In stretta collaborazione, con il giusto equilibrio tra arte e industria, funzione ed estetica, crearono una delle sedie più note e vendute al mondo.